Eccomi giunta alla fase dell'Eccesso di Bontà.
Diverse volte mi è capitato di sentir parlare delle fasi di elaborazione di un trauma: in genere per la verità si tratta di discorsi fatti sull'elaborazione di un lutto e non di un amore finito, ma posso affermare senza timore di smentita che certe cose, a loro modo, possono essere accostate senza risultare eccessivi o addirittura offensivi. Si tratta comunque di accettare una fine, un'assenza, una partenza senza ritorno.
Se non credete a me, chiedetelo agli esperti.
Insomma sta di fatto che, dopo il rifiuto, la rabbia, l'incredula indifferenza, stamattina mi sono svegliata con quell'aria romantica e irritante di chi vorrebbe solo l'occasione di dimostrare quanto genuino e amorevole possa essere...è buffo come certe affermazioni che ho sentito fare decine di volte senza mai capire che diavolo volessero dire ora "finalmente" mi si svelino:
- Lei non potrà mai amarti quanto me: Tutte le volte che la sentivo, mi mandava ai pazzi. Ma che ca... te ne frega se non lo amerà bene? Anzi meglio no?! Uno ti molla per un'altra e te stai pure a preoccuparti se questa non lo amerà da 10 e lode??
Invece ti viene. Ti viene un vero senso di tenerezza che ha quasi un risvolto materno. Ti viene un autentico rammarico per tutte le cose stupende che avresti potuto dare e se non è rincoglionimento forse è un meccanismo inconscio per rendere qualcosa più facile.
Non so di preciso in che modo, forse perchè immaginarlo poco amato in realtà ti consola, o forse perchè immaginare te stessa buona e capace di amare ti assolve da parte dei sensi di colpa. Più avanti magari ci penserò, ma magari anche no.
- Cosa ha lei che io non ho?. Non riesco neppure a credere di averla scritta davvero. Eppure, che dire, quando cerchi di accettare la fine di una storia, pensi che una delle cose da fare sia razionalizzare.
Ma a forza di razionalizzare, a forza di accantonare quello che in una storia non può essere spiegato o capito, si finisce per ridurre tutto a una questione di mera funzionalità, per cui se quello che serve ad un uomo è una donna che lo ami, te lo eri e quindi andavi bene.
Razionalizzare troppo, si sa, inaridisce tutto.
- Come farò adesso senza di te?: Non importa quanto spazio avesse nella tua quotidianità; che fosse accanto a te 20 ore al giorno o 3 a settimana, quando se ne andrà tu ti farai questa domanda. E non avrai la risposta.
Potrei andare avanti ancora per un po', anzi, se poi volessi mettere in ballo le parti sui suoi pregi e sull'impossibilità di trovarne uno uguale e bla bla bla, potrei andare avanti ore.
Ma il punto è che forse queste cose mi offrono (oltre a mille motivi per ubriacarmi, se non fossi astemia) uno spunto per "ripigliarmi":
Se è possibile trovare così tante banalità nella mia condizione, significa che alla fine una strada tracciata c'è: non è vero che io sto in un modo che non si può descrivere, sto semplicemente di merda come migliaia di persone al mondo in questo momento, in passato e in futuro. E come a tutte loro, anche a me passerà. Anche a me accadranno cose nuove.
Credo a dire la verità che anche le cose che ho scritto fino a qui siano di una banalità disarmante.
Ma in fondo un blog in questo somiglia a una storia: Certo, principalmente ci scrivi qualcosa che credi sia bello condividere. Ma a volte ci scrivi anche qualcosa che semplicemente senti di voler dire o buttar fuori per te stessa. Per il tuo egoistico desiderio di stendere le pieghe.
Se sei arrivato in fondo a questo post, hai le mie congratulazioni: una cosa così noiosa non è sostenibile da chiunque.
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